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L'isola delle Rose
L'isola delle Rose
L'isola delle Rose, nome ufficiale Repubblica Esperantista dell'Isola delle Rose, fu il nome dato a una piattaforma artificiale di 400 m² che sorgeva nel mare Adriatico a 11,612 km al largo delle coste dell'allora provincia di Forlì e 500 metri al di fuori delle acque territoriali italiane; costruita dall'ingegnere bolognese Giorgio Rosa, il 1º maggio 1968 autoproclamò lo status di Stato indipendente.
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Maggio 1966
Ancoraggio definitivoMaggio 1966
Ancoraggio definitivoI lavori di armamento della struttura si svolsero per tutto il 1965 e il 1966, ma molto lentamente a causa delle avverse condizioni meteomarine. Il 20 agosto 1967 l'isola venne aperta al pubblico. Pur dandosi una lingua ufficiale (l'esperanto), un governo, una moneta e un'emissione postale, non fu mai formalmente riconosciuto da alcun Paese del mondo come nazione indipendente. Il nome in esperanto era Esperanta Respubliko de la Insulo de la Rozoj. Si ritiene che il termine Rozoj venne mutuato dal cognome di Giorgio Rosa, progettista e costruttore della piattaforma artificiale, nonché ideatore ed ispiratore dell'entità statale, oltre che dalla sua volontà di «veder fiorire le rose sul mare».
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11,6 km
distanza costa italiana11,6 km
distanza costa italianaL'Isola delle Rose adottò uno stemma rappresentante tre rose rosse, con gambo verde fogliato, raccolte sul campo bianco di uno scudo sannitico, così come descritto dalla Costituzione. L'Isola delle Rose aveva anche un governo, formato da una Presidenza del Consiglio dei Dipartimenti e da cinque dipartimenti, suddivisi in divisioni e uffici. Vi era il Dipartimento Presidenza con a capo Antonio Malossi, il Dipartimento Finanze presieduto da Maria Alvergna, il Dipartimento Affari Interni con a capo Carlo Chierici, il Dipartimento dell'Industria e del Commercio capeggiato da Luciano Marchetti, il Dipartimento delle Relazioni con a capo l'avvocato Luciano Molè e infine il Dipartimento degli Affari Esteri, che aveva al vertice Cesarina Mezzini.
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4°10’48’’ Nord, 12°36’00’’ Est
coordinate4°10’48’’ Nord, 12°36’00’’ Est
coordinateLa piattaforma confinava esclusivamente con acque internazionali, a eccezione del lato sud-ovest dove avevano limite le acque territoriali italiane. La superficie dell'Isola delle Rose era di 400 m² (0,0004 km²), mentre quella delle sue "acque territoriali" di 62,54 km². Attualmente in posizione simile a circa 16 km dalla costa si trovano le piattaforme metanifere dell'Agip "Azalea A" e "Azalea B".
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Francobolli
Due serie in 5 emissioniFrancobolli
Due serie in 5 emissioniL'Isola delle Rose si dotò di una divisa monetaria per i francobolli: il "Mill", che fu tradotto in esperanto come Milo. Il valore del Mill, all'epoca, doveva essere corrispondente a quello della lira italiana, con un cambio 1:1. Tuttavia l'Isola delle Rose non emise mai, in conio e stampa, monete e cartamonete, anche se c'era l'intenzione di battere monete metalliche commemorative. L'Isola delle Rose emise un certo numero di francobolli, due serie in cinque emissioni.
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1° maggio 1968
Atto costitutivo Repubblica Esperantista1° maggio 1968
Atto costitutivo Repubblica EsperantistaLa primavera riminese del 1968, come la precedente estate, vide grande traffico marittimo dalla costa italiana verso l'Isola delle Rose e viceversa, destando crescente preoccupazione da parte delle forze dell'ordine italiane. Pare che la micronazione si fosse dotata (o avesse intenzione di dotarsi) di una propria piccola stazione radiofonica in onde medie, presumibilmente al fine di disporre di un mezzo d'informazione per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla propria causa.
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400 metri2
Superficie piattaforma400 metri2
Superficie piattaformaLe azioni di Rosa furono viste dal governo italiano come uno stratagemma per raccogliere i proventi turistici senza il pagamento delle relative tasse, dato che l'Isola delle Rose era facilmente raggiungibile dalla costa italiana. Presto la Repubblica Italiana dispose un pattugliamento di motovedette della Guardia di Finanza e della capitaneria di porto vicino alla piattaforma, impedendo a chiunque, costruttori compresi, di attraccarvi, di fatto ottenendo un blocco navale. Martedì 25 giugno 1968 una decina di pilotine della polizia con agenti della Polizia, dei carabinieri e della Guardia di Finanza circondarono la piattaforma e ne presero possesso, senza alcun atto di violenza. All'isola fu vietato qualunque attracco, e non fu consentito al guardiano Pietro Ciavatta e a sua moglie, uniche persone al momento sull'isola, di sbarcare a terra.
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500 metri
Distanza acque territoriali italiane500 metri
Distanza acque territoriali italianeOccupata dalle forze di polizia il 26 giugno 1968 e sottoposta a blocco navale, il 29 novembre 1968 arrivò a Rimini un pontone della Marina Militare Italiana, che sbarcò a terra tutto quanto vi era di trasportabile dall'isola. Sul pontone si prepararono anche le cariche di esplosivo da collocare sull'isola per la demolizione.
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1755 kg
di esplosivo per minarla1755 kg
di esplosivo per minarlaL'11 febbraio 1969 sommozzatori della Marina Militare Italiana, demoliti i manufatti in muratura e segati i raccordi tra i pali della struttura in acciaio dell'Isola delle Rose, la minarono con 75 kg di esplosivo per palo (675 kg totali) per farla implodere e recuperare i detriti (perché pericolosi per la pesca). Tuttavia, fatte brillare le cariche l'isola resistette alla prima esplosione, in quanto i piloni portanti erano stati costruiti a cannocchiale e con l'esplosione si creava solo un'incavatura. Dopo 2 giorni, il 13 febbraio 1969, vennero applicati per ogni palo 120 kg di esplosivo (ben 1.080 kg totali), ma la nuova esplosione fece solo deformare la struttura portante dell'isola, senza farla cedere.
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Hostium rabies diruit opus non ideam
La violenza nemica distrusse l'opera, non l'ideaHostium rabies diruit opus non ideam
La violenza nemica distrusse l'opera, non l'ideaMercoledì 26 febbraio 1969 una burrasca fece inabissare l'Isola delle Rose. L'atto finale venne comunicato nel Bollettino dei Naviganti dell'Emilia-Romagna.
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luglio 2009
ritrovamento di parte della strutturaluglio 20
ritrovamento di parte della strutturaA Rimini furono affissi dei manifesti a lutto, in cui si diceva: «Nel momento della distruzione di Isola delle Rose, gli Operatori Economici della Costa Romagnola si associano allo sdegno dei marittimi, degli albergatori e dei lavoratori tutti della Riviera Adriatica condannando l'atto di quanti, incapaci di valide soluzioni dei problemi di fondo, hanno cercato di distrarre l'attenzione del Popolo Italiano con la rovina di una solida utile ed indovinata opera turistica. Gli abitanti della Costa Romagnola.»
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"La libertà fa paura"
Film documentario del 2009"La libertà fa paura"
Film documentario del 2009L'episodio venne lentamente dimenticato, considerato per decenni solo come un tentativo di "urbanizzazione" del mare per ottenere vantaggi di natura commerciale; solo a partire dal primo decennio del 2000 esso è stato oggetto di ricerche e riscoperte documentarie imperniate invece sull'aspetto utopico della sua genesi.
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Infografica ideata e sviluppata da Marco Sors per
Testi tratti da Wikipedia
Immagini tratte da Wikimedia Commons